SS GONFALONE, IN REGIONE INCONTRO INTERLOCUTORIO

Il SS Gonfalone non deve essere declassato ma messo nelle condizioni di erogare prestazioni degne della sua rilevanza, riaprire e mettere punti fermi al progetto di realizzazione del nuovo Ospedale della Valle del Tevere. Sono le due istanze sollecitate dal sindaco Alessandri e dall’assessore alla Sanità Antonini al tavolo dell’incontro tenutosi ieri pomeriggio presso la Regione Lazio. Assente il presidente Zingaretti “per un disguido nell’organizzazione dell’agenda degli impegni” come comunicato dalla sua segreteria, gli amministratori eretini sono stati ricevuti da Stefano Del Giudice, capo segreteria tecnica della Presidenza e da Alessio D’Amato, dirigente della Cabina di regia del Servizio sanitario regionale. Presenti all’incontro anche il capogruppo PD in Regione Marco Vincenzi e il senatore Carlo Lucherini. «Abbiamo rappresentato agli interlocutori – afferma il sindaco Alessandri innanzitutto le gravi carenze organizzative che stanno causando pesanti conseguenze sui dati di produttività del SS Gonfalone. Un ospedale che invece, considerata la sua importanza strategica rispetto all’enorme bacino d’utenza servito, deve poter essere messo nelle condizioni di mantenere attive tutte le sue funzioni per acuti. Allo stesso tempo abbiamo ribadito tutte le ragioni in nome delle quali, orami da anni, ci battiamo affinché sia garantita oggi l’adeguata funzionalità del SS Gonfalone come pure la possibilità, concreta e ottimale, che il nostro quadrante a nord-est della Capitale venga in un prossimo futuro servito da un nuovo, moderno ed efficiente ospedale territoriale».Nel corso dell’incontro sono stati richiamati e documentati i grossolani errori che a suo tempo causarono l’inserimento del SS Gonfalone tra gli ospedali oggetto di declassamento in base all’ormai famigerato decreto 80. «Ad esempio – ricorda l’assessore Antoninil’assurda omissione riguardo gli oltre cinquecento parti annui del punto nascite o l’errore di calcolo riguardo il numero delle prestazioni di pronto soccorso, ben lontano dalle 25mila annue effettive. Gli effetti furono devastanti: altri ospedali, come ad esempio Anagni con i suoi 13mila accessi, sfuggirono alle maglie del decreto nonostante registrassero numeri molto inferiori ai nostri». Una autentica ingiustizia, secondo gli amministratori eretini, che penalizza in maniera disastrosa non solo Monterotondo e i comuni limitrofi, che da sempre hanno nel SS Gonfalone il naturale punto di riferimento sanitario soprattutto nelle emergenze, ma un bacino d’utenza enorme. Considerata anche la chiusura dell’ospedale di Bracciano, in caso di declassamento del nosocomio eretino l’intero quadrante a nord-est di Roma potrebbe contare su due soli poli ospedalieri, quello di Civitavecchia e quello di Tivoli, distanti tra loro quasi centoventi chilometri stradali, un’enormità sopratutto in caso di emergenza, quando il tempo e la distanza fanno la differenza tra salvare una vita o perderla. «L’esito dell’incontro comunque ci conforta – conclude il sindaco – perché abbiamo ottenuto dagli interlocutori l’interessamento a valutare nel merito i rilevi mossi e l’impegno a chiarire definitivamente orientamenti e conseguenti decisioni regionali. Allo stesso tempo sappiamo bene che nessuna decisione in favore della sopravvivenza del SS Gonfalone è già stata assunta e che è quindi necessario mantenere viva l’attenzione sull’intera vicenda. Quello che la Polverini non seppe o non volle capire, ci aspettiamo lo capiscano invece Zingaretti e la sua maggioranza e che, al di là dell’impegno saltato la prima volta e dell’incomprensione che ha causato l’assenza di ieri, egli prenda in seria considerazione le nostre istanze valutando la possibilità di fissare un nuovo incontro». 

 

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