TMB RIFIUTI A GUIDONIA IL CONSIGLIO DEI MINISTRI LO AUTORIZZA FINO AL 2024

Il giorno 22 dicembre 2017 sarà a lungo ricordato come una data cruciale per il destino di Guidonia Montecelio. Data in cui è stata firmata la delibera del Consiglio dei ministri - pubblicato solo il 9 gennaio 2018 - con cui si autorizza l’impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti fino al 31 dicembre 2024.

Come si legge nell’atto, infatti, si dispone “La prosecuzione del procedimento concernente il rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale, rilasciata dalla Regione Lazio il 2 agosto 2010 alla società Colari, relativa all’impianto di trattamento meccanico biologico per rifiuti urbani non pericolosi nella città di Guidonia Montecelio”.

E così, l’esecutivo del Presidente Paolo Gentiloni ha approvato quello che a occhio e croce può essere definito come il “Lodo Cerroni”, un vero e proprio “regalo di Natale”, che permetterà all’impianto di rifiuti sequestrato da oltre tre anni di rientrare in funzione. Si perché con la delibera il governo sopperisce alla mancanza del nulla-osta della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio e del parere della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, mai invitata nelle conferenze dei servizi, che ha il 31 marzo 2014 ha anche ordinato, in via cautelativa, la sospensione dei lavori del costruendo impianto “in quanto gli atti emessi relativamente al rilascio dell’Aia risultavano viziati da illegittimità”.  

Un provvedimento, quello del Consiglio dei ministri, configurabile come una vera e propria sanatoria per l’impianto, che supera il vincolo imposto dal Mibact il 14 marzo 2016 e il presunto vizio dell’originale Aia del 2010, considerata illegittima. A sostenere l’illegittimità fu proprio l’architetto Giorgio Palandri, soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici, che ha ribadito in tutte le sedi come la zona in cui sorge l’impianto è interessata da vincoli rubricatili “ad area di interesse archeologico”, per cui il suo via libera è subordinato ai pareri vincolanti della Soprintendenza e del Ministero. Un parere mai espresso da Palandri, che proprio per questo scrisse più volte alla Regione Lazio e all’allora sindaco di Guidonia Montecelio Eligio Rubeis, in cerca di informazioni sui permessi della discarica e del Tmb, senza mai ricevere risposte.

L’impianto, attraverso la delibera del Consiglio dei ministri, potrà essere dissequestrato già nei prossimi giorni.  

L’impianto produrrà tramite il trattamento dei rifiuti il “Css”, il combustibile solido secondario, materia assimilata dal decreto Clini ai prodotti industriali e come tali richiedibili dai cementifici, che possono utilizzarlo come combustibile. Un pianto autorizzato per trattare una capacità di 140 mila tonnellate l’anno di rifiuti. Insomma, un nuovo colpo al cuore di Guidonia, che ora rischia, da un lato, l’arrivo dei rifiuti della Capitale, attualmente alla ricerca di un Tmb che ospiti i suoi rifiuti. E dall’altro che il Css prodotto dall’impianto possa essere incenerito nel cementizio Buzzi Unicem.

I due impianti, pur stando nel territorio di Guidonia, sono molto più vicini ai Comuni di Fonte Nuova e Sant’Angelo, preoccupati per questa riapertura.

 

 


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